Trabonella - La storia delle miniere siciliane

Un mondo di dolore e riscatto – La memoria nel cuore della terra – La storia delle miniere siciliane

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La storia delle miniere siciliane: per quasi duecento anni caratterizzato per quasi 200 anni il territorio siciliano hanno profondamente segnato – nel bene e nel male – l’economia, la storia, la cultura di quella parte della Sicilia nota come altopiano gessoso-solfifero, compreso nelle province di Caltanissetta, Agrigento, Enna.

La storia delle miniere siciliane - I carusi mentre lavorano in una delle miniere siciliane

La storia delle miniere siciliane Bambini detti
carusi

I molti comuni nei cui territori si svolse l’attività estrattiva legarono i propri destini alla zolfara e in miniera radicale, sino a incidere indelebilmente l’indole della propria gente, sino a stravolgerne e modificarne abitudini di vita e carattere:”…in quell’universo chiuso, abbrutito che era il mondo del contadino della Sicilia feudale, lo zolfataro è entrato come un personaggio demoniaco: era un uomo diverso, privo del tradizionale senso della roba e del denaro, che rischiava la vita ogni giorno…e che ha brutalmente introdotta una diversa visione del mondo…“(Leonardo Sciascia).

Trasformatosi da contadino in zolfataio – e faticosamente adattandosi ad un mondo angusto e senza luce -, quest’uomo aveva cercato il proprio riscatto nelle viscere della terra dove tuttavia le condizioni di lavoro erano altrettanto disumane che nelle campagne, nei grandi feudi ove ancora erano in vigore contratti abbietti, eufemisticamente definiti di “mezzadria“.

Era un lavoro duro e difficile quello del minatore che, ogni mattina, sprofondava la propria vita a diverse centinaia di metri sotto terra, lasciava che si muovesse tra stretti e maleodoranti cunicoli, senza la certezza di ritrovarsela, a sera, così in agguato la morte, sempre. Ce la raccontano, questa vita, scrittori e poeti che hanno vergato pagine memorabili e amare: da Guy de Maupassant, che visitò le miniere intorno alla fine dell’Ottocento(“…Vi si scende con una scala stretta, dai gradini enormi e disuguali, in pozzi scavati proprio nello zolfi… si soffoca e si rimane come asfissiati dalle emanazioni solforose e dall’orribile calore di stufa che fa palpitare il cuore e ricopre la pelle di sudore...”) a Giovanni Verga; da Luigi Pirandello a Rosso di San Secondo; da Leonardo Sciascia al poeta siciliano Alessio di Giovanni, che ai “carusi“, i bambini che trasportavano zolfo in miniera – le figure certamente più sofferenti nella vicenda delle zolfare – ha dedicato versi struggenti: “…Scìnninu, nudi, ‘mmezu li lurdduma |cari; di li scalazzi ‘nfunnu allavancati; | e, ccomu a li pirreri s’accustuma, | vannu priannu: Gesùzzu, piatati!…| Ma ddoppu, essennu sutta lu smaceddu, | grìdanu, vastimiànnu a la canina, ! ca macari ” ddu Cristu” l’abbannuna…”.

Ma, questa zolfara, dura, implacabile, a lungo disumana, ha anche rappresentato, come scrive Sciascia, “…una grande apertura sul mondo, una grande occasione di presa di coscienza per l’uomo siciliano…“.
Nel periodo d’oro dello zolfo isolano ( il grande sviluppo dell’industria estrattiva siciliana si ebbe dopo il 1820 e raggiunse il suo acme all’inizio di questo secolo, quando erano attive 719 miniere, ove erano impiegati 32.136 persone, che fornivano i 4/5 della produzione mondiale dello zolfo), infatti, “...gli zolfatari furono i primi, tra i contadini e gli operai del Meridione, ad organizzarsi in sindacati, indicendo nell’arco di dieci anni (1880-1890) ben 25 scioperi e occupazioni di miniere per richiedere l’abolizione della proprietà privata del sottosuolo, la riduzione del 10% delle “gabelle”, l’istituzione di una banca mineraria ed una serie di provvedimenti volti a migliorare le condizioni dei lavoratori…I risultati conseguiti nel tempo sulla spinta fortemente propulsiva di quel movimento operaio – risultati profondamente innovativi e, per certi versi, rivoluzionari – furono la istituzione, nel 1882, della prima Cassa di soccorso dei minatori; una certa regolarizzazione del lavoro dei fanciulli, nel 1886; la promulgazione, avvenuta nel 1898, di una legge sull’obbligo delle assicurazioni; l’abolizione del cottimo e la stipula di contratti collettivi di lavoro, nel 1900; l’istituzione, nel 1904, del Sindacato obbligatorio siciliano di mutua assicurazione per gli infortunati sul lavoro nelle miniere di zolfo; il sussidio di invalidità, nel 1906; il diritto al conseguimento della pensione di legge, acquisito nel 1923; l’abolizione della proprietà privata del sottosuolo; decretata nel 1927...”(Concetta Adamo).

Ciò tuttavia non vuol dire che in miniera non si morisse più ( ancora nel 1958 i decessi furono ben 339, praticamente uno al giorno) , e si sarebbe dovuto attendere sino al 1934 la promulgazione di una legge “la quale vietava alle donne di lavorare in sotterranea e ai “carusi” fino a 16 anni di lavorare all’interno delle miniere”( Mario Zurli).

La memoria di questo mondo di dolore e di lotta, di lutti e riscatto – ancorchè ormai scomparso per sempre – appartiene per intero alla cultura isolana; è un lungo periodo della storia della Sicilia che non possiamo permetterci di dimenticare, tranne che non si voglia più sapere come vogliamo il futuro, in quali ambiti vogliamo esso debba mutare. La storia è dolore ma è comunque indispensabile muoversi, tra gli amari percorsi della vita, in direzione del passato, fonte inesauribile di ricchezza se solo si è capaci di leggerlo attraverso il filtro del tempo.

E il senso di questa iniziativa editoriale, promossa dall’Azienda Provinciale per il Turismo di Caltanissetta, va ricercato proprio in questa direzione: non un viaggio “romantico”, non un sterile quanto facile “amarcord” e; ancor meno, nessuna “operazione nostalgia”. Essa, al contrario, proponendo una sintesi della vicenda storica delle tre più significative aree minerarie del bacino di Caltanissetta, vuole costituire uno dei tanti possibili contributi al recupero della civiltà della miniera nonché alla conoscenza e alla proposizione in chiave turistica del territorio nisseno, in un più generale quadro progettuale; quello della istituzione di un “Parco minerario”, ovvero un Museo delle attività minerarie dello zolfo. L’attività di percorsi turistico-culturali e il riuso museale di strutture e impianti provenienti da antiche attività produttive, costituiscono, infatti, sia in Italia(Val d’Aosta, Toscana, Lombardia) che in altri Paesi europei( Austria, Germania, Svezia), importanti comparti del turismo il cui incessante sviluppo è strettamente connesso al crescente interesse nei confronti del patrimonio storico, etno-antropologico, culturale e ambientale.

Senza voler entrare nel merito delle già ampiamente dibattute problematiche connesse alla non semplice riqualificate della aree minerarie della provincia di Caltanissetta – la cui soluzione esula ovviamente dai compiti d’istituto di questa Azienda – si vuole qui ribadire la validità e l’importanza della istituzione del “Parco minerario” sotto il profilo della promozione turistica.

Esso, infatti, costituirebbe un polo d’attrazione culturalmente all’avanguardia, che pochi riscontri avrebbe sia in Italia che in Europa, e la cui positiva ricaduta per il territorio nisseno – in termini economici e di immagine – potrebbe raggiungere livelli incalcolabili.

Testi:

Salvatore Adamo – Ingegnere capo del Distretto Minerario di Caltanissetta

Luigi Infantino – Assistente tecnico del Distretto Minerario di Caltanissetta

Fabio Orlando Editore

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